Il Sole 24 Ore pone una questione fondamentale per chi in questo periodo si è chiesto quale sarebbe stato il destino dell’Italia dopo le elezioni, e di come il debito pubblico potrebbe ancora influenzare il mercato.
Ci sono due correnti di pensiero: chi è convinto che l’acquisto dei titoli di stato prosegua in modo più ridotto rispetto al passato e chi respira aria di ripresa economica, negando il condizionamento del rischio politico sui mercati, soprattutto per quanto riguarda l’Italia, che di stabilità politica non è virtuosa. Qualcuno però avverte come, in via generale, si abbia la sensazione che si stiano sottostimando le insidie che arrivano dalla politica.
Nonostante ciò qualche Titolo del tesoro si è comportato meglio degli altri: Btp e CCt.
Da inizio anno si è assistito a un progressivo crescente interesse da parte degli investitori verso i CcT i Certificati di credito del Tesoro. Sono titoli a tasso variabile (indicizzato all’Euribor a 6 mesi), che con i loro 139 miliardi di euro rappresentano circa il 7% del debito complessivo italiano collocato sul mercato secondario e che in generale sono stati piuttosto bistrattati negli ultimi anni, ma che ora si sono quasi allineati con i titoli a tasso fisso, i BTp.
Qualcuno con cautela si sta preparando a un futuro rialzo dei tassi di mercato in previsione di un’ulteriore riduzione o addirittura del termine del piano di riacquisti.
“Il discorso si intreccia però anche con la situazione politica italiana. Parlando in termini di percezione del
rischio Paese, Marzotto Sim ritiene che si possa assistere a effetti negativi «soltanto con scenari estremi,
ovvero nell’ipotesi di un governo “ultra populista? che potrebbe rallentare il processo di riforme avviato
dai precedenti esecutivi». In questo caso non sarebbe neanche da escludere, secondo gli analisti, che il
rendimento del decennale italiano possa risalire ben oltre il livello del 2%.
Ma la nota interessante, soprattutto agli occhi di un risparmiatore, è che in uno scenario simile il comparto
dei titoli a tasso variabile (cioè i CcT) «potrà continuare a performare positivamente, anche se a breve
saranno possibili alcune pressioni per l’attesa emissione del nuovo CcT settembre 2025». Non solo:
«Qualora dovessero verificarsi correzioni legate alle dinamiche di formazione del nuovo governo italiano
– sostiene Marzotto Sim – si potrebbero creare interessanti opportunità di entrata nel segmento CcT, che
in genere è di fatto più sensibile a questi tipo di eventi rispetto ai BTp».”
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-04-18/btp-e-cct-qual-e-titolo-stato-piu-resistente-rischio-politico-171048.shtml?uuid=AElaEjaE&fromSearch
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