L’inflazione è l’aumento nel tempo dei prezzi di acquisto di beni o servizi. Viene chiamata anche svalutazione del potere di acquisto proprio perché con le stesse somme si possono comprare meno prodotti rispetto ad un periodo precedente. In una situazione di normalità e crescita è ritenuto normale avere una modesta inflazione, sono da considerare come segnali di pericolo gli eccessi sia in positivo che in negativo.
In questo 2022 abbiamo visto tre tipi di inflazione, in tre scenari diversi.
L’inflazione da DOMANDA/OFFERTA
Quando un bene diventa scarso, o la domanda diventa difficile da soddisfare, è comune che il prezzo si alzi. Viceversa se un bene è disponibile in eccesso si abbassa il prezzo. Questo succede per due motivi: la competizione nell’approvvigionamento, o il disinteresse nel caso di eccesso di offerta , tra gli acquirenti e la ricerca di profitto dei venditori.
Quest’anno lo abbiamo visto in particolare su:
- SEMICONDUTTORI: utilizzati ormai in qualsiasi bene digitalizzabile, dalle lampadine alle automobili, hanno reso difficile la produzione e di conseguenza hanno alzato il prezzo di produzione e vendita. Abbiamo pure visto la competizione nell’accaparramento della loro produzione ad esempio dai paesi asiatici.
- ORO e BENI DI LUSSO rari: l’oro, ed alcuni preziosi (ad esempio gli orologi come Rolex), ha tra le sue caratteristiche peculiari non solo la domanda ma proprio la scarsità di disponibilità che ne rende molto appetibile. Come fattore esogeno c’è pure, come altri asset, la scarsa tracciabilità che lo rende rifugio per denaro “non dichiarato”.
- INTERVENTI dei GOVERNI: l’esempio tipico sono stati tutti gli incentivi post-Covid che hanno reso introvabili e costosi ad esempio i materiali per edilizia ed energie rinnovabili.
Questo tipo di inflazione è stata generalizzata in tutto il mondo: si tratta infatti di meccanismi nati nello stop e ripresa delle attività produttive a causa del Covid.
La soluzione è aumentare la disponibilità di questi beni, che non è sicuramente ne’ rapido ne’ semplice.
L’inflazione per costi di produzione
L’innalzamento dei costi delle materie prime necessarie alla produzione e conduzione delle attività economiche, in particolare a seguito della crisi Ucraina, si va a riversare sul costo dei prodotti e quindi sul consumatore finale.
Questa inflazione impatta pertanto principalmente sull’Europa che è direttamente coinvolta nel conflitto. Unica soluzione è ridurre la tensione geopolitica e trovare nuovi equilibri di approvvigionamento. Anche questo adattamento non sembra essere veloce.
Inflazione per eccesso di liquidità
Quando il sistema finanziario consente il facile indebitamento, ad esempio abbassando i tassi di interesse, favorisce i consumi. Se questo facile accesso ai soldi è eccessivo tuttavia alimenta la crescita dei prezzi anziché aumentare la produzione e l’economia.
E’ il caso degli Stati Uniti che con sussidi, incentivi e tassi bassi ha accelerato l’economia fino ad un certo periodo per poi cadere nel favorire solo l’aumento dei prezzi. Questa è la più facile da rimediare: tornando ad una situazione di equilibrio con le facilitazioni, certo si deve passare per un riadattamento che seppure più veloce e prevedibile delle altre situazioni può prevedere alcuni disagi come una temporanea recessione.