Aggiornamento 8 agosto 2022
In questi giorni, a seguito della visita della speaker della camera statunitense (l’equivalente del nostro presidente della camera dei deputati) a Taiwan, ci sono state reazioni e preoccupazioni per quello che potrebbe essere una nuova contesa territoriale in un’area molto importante anche per i nostri investimenti. Quando un esponente primario di un governo visita ufficialmente un paese, oltretutto non concordando con il paese aggregante, implicitamente lo sta riconoscendo; per questo è sembrato un forte sgarbo alla Cina continentale. Facciamo insieme alcune riflessioni sull’accaduto.
Chi è Taiwan ?
Taiwan è una isola al largo della Cina nel mare delle Filippine, con forti ambizioni indipendentiste dalla Cina continentale, che però hanno trovato poca accoglienza da parte della comunità internazionale. Pur essendo organizzato come uno stato sovrano (la “Repubblica di Cina” tanto per creare un po’ di confusione…) viene ritenuto, allo stesso modo della Catatonia in Spagna, una regione autonoma di un altro stato: nessun paese occidentale lo ha riconosciuto, neppure l’Italia o altri paesi europei, come neppure gli stessi USA. La popolazione è per il 98% cinese.
Perchè è importante Taiwan ?
Per i nostri soldi e per l’economia in generale Taiwan è fondamentale perché ha sviluppato alcune industrie cruciali per l’avanzamento tecnologico mondiale in corso. Sono infatti residenti nell’isola alcuni marchi fondamentali nella produzione di tecnologia, sia prodotti finiti che microchip prodotti in conto terzi. Creare fabbriche di prodotti così avanzati è molto complesso. si pensi che il processo produttivo si svolge in ambienti protetti e controllati come in una grande sala operatoria e sostituire questi tipi di produzione non è nè facile e tantomeno veloce.
Il nome più importante è sicuramente TSMC, la più grande fabbrica di circuiti integrati del mondo, che produce i microchip alla base di molti prodotti anche occidentali che progettano i loro prodotti ma ne commissionano la produzione. L’esempio più iconico è che quando sono state bandite dall’occidente aziende come Huawei e ZTE si sono sostituite con marchi non cinesi come Qualcomm, Broadcom, Conexat che sebbene progettino negli USA vanno poi a commissionare la produzione a Taiwan.
La produzione a Taiwan però include anche tutti i grandi marchi come Mitsubishi, Acer Asus, AMD, Nvidia, D-link, Via, Benq, Trend-micro, Apple (solo produzione).
Immaginiamo quanto il coinvolgimento di una crisi “politica” su questo tipo di produzione possa rallentare ulteriormente la catena di approvvigionamento praticamente di tutte le produzioni che fanno uso di chip, e di conseguenza l’economia mondiale.
Cosa succede se…
Se ci fosse una recrudescenza nei rapporti tra l’isola, la Repubblica Popolare Cinese e Usa sicuramente non sarebbe come nel caso di Ucraina/Russia in quanto il riconoscimento della Repubblica di Cina non è stato così diffuso. Come citato si tratta di una situazione come la Catalonia e le azioni militari di questo periodo non avrebbero che momentanee ripercussioni sul portafoglio. E’ interesse infatti anche della Cina preservare il corretto funzionamento della fabbrica di chip del mondo… anche il loro mondo.